DAL SUCCESSO AL BUON GOVERNO

L’editoriale dello scorso anno, nel quale ho esaminato il successo elettorale del centrodestra e, in particolare di Giorgia Meloni, lo chiudevo in questo modo: “ora, però, c’è da navigare in mare aperto, esposti a continue raffiche di vento. Non è tempo di compiacimenti, ma bisogna tracciare la rotta, tenendo il timone ben saldo: buona navigazione governo, buon futuro all’Italia.”

Come era prevedibile, nel corso di questi mesi non sono mancate le raffiche di vento e la navigazione non è stata affatto tranquilla. È inutile elencare i motivi, ben conosciuti (tra i quali guerre, inflazione e rincaro delle bollette). Tutti di tale portata da far tremare le vene dei polsi a qualunque Paese, figuriamoci ad una Nazione come l’Italia gravata da un debito pubblico che va oltre il PIL annuale.

Ciononostante, le società internazionali di rating e le testate giornalistiche più prestigiose al mondo, hanno fornito giudizi lusinghieri in merito all’azione governativa e, soprattutto, con riferimento alla figura di Giorgia Meloni. Solo per fornire un dato tra tutti, nei giorni scorsi la prestigiosa rivista statunitense “Forbes” ha stilato la lista annuale delle 100 donne più potenti del pianeta, ed in questa classifica ha inserito al quarto posto proprio Giorgia Meloni: un traguardo impensabile sino a qualche mese fa e che mette a tacere chi preconizzava tracolli per la reputazione internazionale dell’Italia.

Queste attestazioni dimostrano che nel primo anno di vita la compagine governativa, nonostante tutto, ha dato buona prova di sé.

Quando mesi fa a Roma ho avuto occasione di salutare Giorgia Meloni, insieme ad altri amici lì convenuti, le ho detto solamente: “Giorgia in bocca al lupo, ne hai bisogno”. Lei mi ha risposto con un sorriso e con un grazie di cuore.

Infatti ne ha veramente bisogno, inutile nascondercelo.

Le problematiche che tutt’ora persistono non possono essere nascoste come polvere sotto al tappeto, come fatto anche nel recente passato da spregiudicati giocolieri del consenso. Una su tutte è la diseguaglianza che continua a distanziare Nord e Sud. Una forbice atavica che è ben conosciuta dalla Meloni, anche per l’attività svolta negli anni passati nel lungo tragitto di opposizione coerente (e spesso solitaria).

Non a caso il Meridione, proprio per l’attenzione riservata da Giorgia Meloni, è stato un buon serbatoio di voti per Fratelli d’Italia, che oggi rappresenta una altrettanto pressante richiesta di concretezza.

Alla perenne carenza di lavoro, di infrastrutture (materiali e immateriali), di investimenti, di servizi, in questi anni si sono aggiunte almeno due ulteriori piaghe che hanno contribuito a rendere più povere le nostre terre. Mi riferisco alla denatalità ed alla fuga dei nostri giovani, spesso laureati.

Il primo fenomeno, quello della denatalità, che un tempo non attanagliava il Sud, oggi è invece, paradossalmente, un fattore che ci accomuna al Nord. La problematica dell’emigrazione interna (e per alcuni aspetti anche verso l’estero), invece, sta comportando, come è facile intuire, un impoverimento che non è solo demografico (sul punto è interessante leggere l’accurato lavoro svolto da Concettina Licchetta in questo numero), ma anche intellettuale e produttivo. Ci stiamo privando di una fascia d’età che è la classe dirigente di domani e dopodomani, che rappresenta il motore intellettuale, economico e produttivo del futuro prossimo, con ogni conseguenza in termini di abbassamento del reddito medio individuale, di mancato salto di qualità rispetto ad un mondo che corre e di disequilibrio tra popolazione lavorativamente attiva (che si riduce) e pensionati (che aumentano). Tutti fenomeni che sono in attesa di essere finalmente aggrediti frontalmente ed avviati a soluzione.

Ciò che lascia perplessi rispetto al rumore di fondo, proveniente da una certa parte (in verità minoritaria, come dimostrano le agenzie demoscopiche), è la richiesta di immediatezza rispetto ad un lassismo che ha caratterizzato proprio gli autori di tali appunti. In altri termini, mi domando come si possa chiedere, ad ogni piè sospinto, ad un Governo in carica da appena un anno, la soluzione di tutti i mali del Meridione (e, perché no, magari del mondo), che hanno origini profonde e manchevolezze diffuse nel tempo.

Con altrettanta chiarezza, e magari un pizzico di spregiudicatezza, dico, però, che quel consenso che ha determinato la nascita del Governo Meloni e che continua a gonfiare le vele della sua navigazione, necessita di risposte, magari anche su problematiche che ci portiamo appresso dall’Unità d’Italia in poi.

È possibile: perché è un impegno che Giorgia Meloni ha sempre dichiarato; perché i tempi non consentono altre dilazioni; perché oggi la sensibilità verso il nostro territorio è di gran lunga maggiore rispetto a ieri; sì, grazie ad una classe dirigente proveniente dalla nostra terra che è all’altezza dei difficili compiti che l’attendono: Fitto e Mantovano per citarne solo due.

In questo contesto i fondi del PNRR sono un imprescindibile viatico per intraprendere il cammino descritto. Raffaele Fitto conosce benissimo le necessità territoriali e gli interventi che il PNRR può sviluppare, con buona pace di chi pensava che ottenere lo sblocco delle rate da parte dell’Unione Europea sarebbe stata un’impresa impossibile.

Mi permetto solo di suggerire, scendendo un po’ più nel particolare, che proprio il Salento attende da sempre un’adeguata infrastrutturazione, con ogni positivo riflesso che ciò comporta in chiave lavorativa, di mobilità, di sicurezza e di fruizione turistica. Si badi bene, non intendo riferirmi alla sola viabilità – indubbiamente prioritaria – ma anche alla rete dei porti (Leuca, Otranto, Gallipoli, solo per dare qualche indicazione), ed al trasporto aereo, con la chimera dello scalo di Galatina da affiancare a Brindisi.

Tutto ciò lo chiediamo con la consapevolezza di non invocare favori, ma rivendicare diritti.

A pensarci bene, la vita offre inaspettati riscatti. Per anni abbiamo chiesto agli altri di intervenire, oggi noi stessi siamo padroni del nostro destino. A volte il destino ci fa brutti scherzi, questa volta invece è uno scherzo positivo, gravido di opportunità e speranza. Chi l’avrebbe mai detto. Ora al lavoro.

Biagio Ciardo

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