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ESSERE GIOVANI (QUI)

martedì, Gennaio 17th, 2023

Il gruppo giovani è ormai una realtà vigile e rumorosa all’interno della nostra comunità. È nata e cresciuta in bilico per i suoi primi anni, a causa della distanza che ha bruscamente frenato le prime ambizioni e l’iniziale entusiasmo, ma sembra ora consolidarsi in un patto stretto tra l

a parrocchia e il carattere inconfondibile dei giovani corsanesi, finalmente un gruppo di giovani corsanesi.

In particolar modo dal 2021, l’estate diventa punto focale dell’intero percorso. Il resto dell’anno, infatti, tende ad assecondare l’isolamento che ci viene quasi imposto da questo periodo storico in cui stando fermi possiamo avere occhi e orecchie ovunque, ma quando torna il sole sentiamo tutti un richiamo, torniamo intensamente a cercarci. Durante il Grest si crea una sinergia fondamentale e diventiamo sempre inevitabilmente di più che in inverno, passiamo tutto il giorno vicini, e per questo metterci a disposizione è in realtà un regalo che facciamo a noi stessi. È evidente, infatti, come questa compattezza sia stata recepita dalla comunità, che quest’anno ha riposto fiducia in noi nel ruolo di animatori (ed educatori), responsabili di 200 bambini dai 6 anni ai 12. Così come per la castagnata di fine ottobre, in rotta per diventare un appuntamento fisso, l’obiettivo è quello di fare e abitare spazi e momenti necessari all’aggregazione e la riscoperta della piazza, per non perdere, e per trasmettere ancora la leggerezza con cui abbiamo imparato ad aprire gli occhi alle 7 di mattina anche d’estate, e (provare) ad arrivare in orario.

Per questo, soprattutto il Campo Giovani, interamente focalizzato su di noi, mira ad essere un’esperienza scomoda, che sappia svegliarci, smuoverci. Ci è stato dato uno spazio familiare in cui essere fragili e poterlo dimostrare; capire la necessità di fermarsi nella corsa che viviamo per stare al passo con tutto il resto, e curare una dimensione non estetica, e non solo fisica. Cerchiamo di contrastare la tendenza a rimanere in superficie, e a perdere sensibilità; conseguenze di un isolamento che non è più solo solitudine, ma che vediamo in molti casi 

diventare patologico, disintegrarci. Si è pian piano costituito, perciò, uno spazio in cui sorgono interrogativi e soprattutto risposte spesso divergenti, ma necessarie a non lasciarci sopraffare dall’inerzia, dalla staticità mentale a cui siamo inclini.

Anche da lontano, infatti, ci sentiamo attratti dall’idea del gruppo come da casa. In una grande, quasi inevitabile diaspora come quella che è diventata la nostra quotidianità, è un pensiero che unisce. L’invito alla GMG che si terrà a Lisbona, quest’estate, ne è un esempio. Ci ha spronati ad assorbire tutto quello che può ampliare il nostro sguardo, a conoscere e prendere ciò che di diverso va portato come novità, come dono al ritorno. 

Esserci, quindi, è un modo per chiedere salvezza, ora che tutto chiede salvezza. Nella possibilità di essere accolti sempre senza deroghe, di trovare ascolto e riparo ognuno impara da sé a pregare, e ad essere grato. Perché abbiamo stretto con la parrocchia tutti un tacito accordo per cui ci è stata riconosciuta una personalità che ci accomuna, ci distingue; perché in realtà dietro i ritardi, le risate incontrollate e la tanta, troppa leggerezza, si cela una sensibilità e un’attenzione alle cose belle, pure e semplici che a tutti i costi cerchiamo di salvare, che ci 

costituisce personalmente e come gruppo. Da questa parte, poi, proviamo a dimostrarci sempre grati e responsabili di uno spazio che ci è stato dato negli ultimi anni dopo tante pressioni e richieste avanzate, grati della libertà bella, smisurata che ci è concessa da sempre, e che ci permette di chiedere aiuto e di guarire vicini.

Sara Chiarello