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LA PRIMA VOLTA

sabato, Gennaio 7th, 2023

Il 25 settembre il popolo italiano si è espresso con voce chiara ed ha di fatto scelto Giorgia Meloni alla guida del Governo della Nazione. Per la prima volta.

È la prima volta che la destra guida l’Esecutivo del paese. È la prima volta che una donna ha questa responsabilità.

Ha vinto il volto giovane di Giorgia Meloni, è stata premiata la sua spontaneità, la sua freschezza, la sua verve ed anche la coerenza e costanza del suo percorso personale ed istituzionale, avendo iniziato in una sezione, per approdare nel Consiglio Provinciale di Roma e poi via via fino a Palazzo Chigi. Insomma ha vinto Giorgia Meloni. Alla domanda dei giornalisti che le chiedevano come desiderasse essere chiamata, ha risposto: chiamatemi Giorgia.

Una risposta sintetica, essenziale, che racchiude diversi aspetti.

In questa risposta, infatti, c’è la volontà di essere giudicata non per il genere, non perché donna, non per la facciata, ma per l’essenza, senza fronzoli, senza orpelli. In questa frase c’è tutto un vissuto lontano dai salotti buoni, distante da una concezione della società ovattata. In questa replica fulminea c’è un progetto ideale nel quale semplicità e chiarezza emergono come tratti essenziali del suo passato e del suo futuro.

Sarebbe però sbagliato, semplicistico e riduttivo appiattire tutta l’analisi sulla sola figura leaderistica (sebbene abbia meriti indiscussi ed evidenti), perché la scelta che ha compiuto il popolo italiano a settembre ha determinato uno snodo storico anche per ciò che Giorgia Meloni incarna, cioè quella destra dalla quale proviene e nella quale si riconosce senza infingimenti.

Gli italiani, infatti, non si sono trovati davanti ad una leader che per farsi apprezzare ha annacquato la propria identità politica, né ha assunto fatto assumere al proprio partito un atteggiamento camaleontico affinchè si mimetizzate nella moda del momento. Al contrario gli elettori hanno riconosciuto (e premiato) una leader che guida da tempo il gruppo dei conservatori europei, che è stata coraggiosamente all’opposizione degli ultimi Governi (anche quando gli spiragli tecnici le avrebbero consentito di sedersi comodamente su qualche poltrona), e che ha avuto la lungimiranza di collocare “Fratelli d’Italia” oltre gli steccati della destra novecentesca.

Oggi vi è su di lei un carico enorme di aspettative e speranze non solo di una parte politica, non esclusivamente di una comunità umana, ma di un popolo intero che ha fame di futuro.

Personalmente ho avuto il privilegio di conoscerla nel 2006, quando per la prima volta ci incontrammo a Roma in qualità, entrambi, di componenti dell’Assemblea Nazionale di Alleanza Nazionale. Venivamo da una comune esperienza istituzionale. Lei già consigliere provinciale di Roma, io già consigliere provinciale di Lecce. Tutti e due animati da una passione ideale genuina per i valori di una destra democratica, atlantica ed occidentale.

Quello che vedo oggi è lo stesso piglio che mi ha sorpreso allora: quello di una ragazza combattiva, spigliata, ma per nulla incline ad una visione puramente ideologica o smaccatamente retorica, ma puntuale nell’affrontare i temi di volta in volta all’ordine del giorno. Non potevo non condividere quella visione e così è stato nell’immediato futuro. Erano gli anni dominati dalla figura di Gianfranco Fini, che entrambi ci guardammo bene dal seguire nella sua scellerata parabola politica, nonostante gli inviti pressanti. Quella che allora qualche “colonnello” della destra ci intendeva far percorrere non era lo sbocco verso il futuro, ma un trampolino sul nulla, con tuffo mortale carpiato all’indietro rispetto a tutti i valori di una vita.

Ebbene, se c’è una cosa che ho riconosciuto allora e che è rimasta immutata nel tempo, è il coraggio di Giorgia Meloni di dare alla comunità della destra italiana una casa che fosse coerente nel cambiamento, lontana dalle sirene finiane, autonoma dalle politiche berlusconiane e distinta dalle istanze leghiste. Da lì è partito tutto, con percentuali minimali, ma che passo dopo passo, battaglia dopo battaglia, sono cresciute sino a giungere al successo del 25 settembre scorso.

Veniamo all’oggi. L’Italia è in buone mani. Lo è non solo per un percorso limpido tracciato fino ad oggi, ma anche per le scelte che la stessa Meloni ha compiuto nella formazione dell’Esecutivo. Per sua volontà del Governo fanno parte, infatti, Alfredo Mantovano e Raffaele Fitto, entrambi con ruoli incisivi e rilevanti, dando al Salento un onore e un onere difficilmente ipotizzabili solo qualche mese addietro.

Con Alfredo Mantovano ho avuto il piacere di stare in A.N. e di vivere tutti gli sviluppi della vita sociale e politica salentina dal 2000 in poi. Abbiamo percorso in lungo e in largo il Salento, lui da Sottosegretario agli Interni, io da consigliere provinciale, accomunati dal desiderio di dare alla nostra terra l’opportunità di ulteriore sviluppo e crescita.

La serietà, la competenza ed il garbo di Alfredo Mantovano sono doti da tutti riconosciute e apprezzate. Oggi il Governo si avvale della sua figura, il cui spessore conferma l’esistenza di una classe dirigente pronta e capace.

Con Raffaele Fitto, invece, i rapporti personali e familiari sono precedenti al 2000. Ricordo che da Presidente della Regione Puglia un giorno mi chiamò per dirmi: “Caro Biagio sto finanziando con fondi regionali la Statale Maglie-Leuca, verso la quale il tuo impegno è stato sempre massimo, lo faccio non per accontentare te, ma per garantire sicurezza e sviluppo al nostro Salento”.

Successivamente, nel corso degli anni, i rapporti politici e personali si sono intensificati. Tanto è vero che dopo l’esperienza comune nel “Popolo delle Libertà”, ed al termine di un periodo di risultati poco brillanti per lui, un giorno gli dissi: “Raffaele perché non valuti l’idea di aderire a Fratelli d’Italia?”. Mi sorrise e basta.

Dopo poco tempo mi comunicò la sua adesione a Fratelli d’Italia. All’epoca il partito era al 4,5%. Apprezzai molto la scelta di aderire alla formazione politica in un momento nel quale c’era solo da dare e non da chiedere; in una congiuntura nella quale quella opzione poteva allontanare gli esperti in salti sul carro dei vincitori e non avvicinarli; in un periodo storico nel quale non vi erano all’orizzonte poltrone ministeriali, tutt’altro.

Proprio quella decisione coraggiosa, controcorrente e lungimirante è stata giustamente premiata da Giorgia Meloni con la designazione, oggi, per un incarico ministeriale di peso e di alta responsabilità, che peraltro Raffaele Fitto si è conquistato anche alla luce dell’intesa attività svolta da Capogruppo al Parlamento Europeo, grazie alla quale, l’allora poco conosciuta leader di Fratelli d’Italia, ha acquisito un’immagine ed una statura comunitaria.

Come ha recente scritto il filosofo Marcello Veneziani: “Resta il miracolo di una ragazza che arriva da sola alle soglie del Governo; ora magari avrà tanti padrini la sua vittoria, e tanti tutori il suo governo, ma la sua ascesa l’ha compiuta da sola, in tv e in piazza, senza grandi esperienze di governo alle spalle, e con scarsi collegamenti e sostegni. Lei e il popolo, in mezzo il vuoto o quasi”. Ecco questo è accaduto, e questi sono i miei ricordi legati alla compagine governativa.

Se qualcuno me lo avesse anticipato qualche anno fa non ci avrei creduto, ma da sempre ci speravo. Oggi è diventato realtà politica, istituzionale e sociale.

Ora, però, c’è da navigare in mare aperto, esposti a continue raffiche di vento. Non è tempo di compiacimenti, ma bisogna tracciare la rotta tenendo il timone ben saldo: buona navigazione al Governo, buon futuro all’Italia.

Biagio Ciardo