Posts Tagged ‘corsano’

SIAMO TUTTI CAPACI DI FARE COSE BELLISSIME, UN PASSO ALLA VOLTA

venerdì, Gennaio 13th, 2023
 Sebastien Jacques

Sebastien Jacques

«Ognuno di noi sta correndo una maratona. Dobbiamo goderci il viaggio, con tutti gli alti e i bassi che questo comporta, andare avanti, reinventarci, trovare nuovi modi per adattarci ai cambiamenti e vivere a pieno ogni giorno con tanta gratitudine».

La sua vita è stata stravolta dalla diagnosi di un tumore al cervello. Secondo i medici non sarebbe stato in grado di camminare per più di quindici minuti al giorno, ma dopo l’intervento e la riabilitazione ha percorso due importanti maratone: la “Great Walk”, che attraversa gli Stati Uniti d’America da est ad ovest, e la lunga passeggiata per l’Italia, quarantasette città in poco più di un mese e mezzo, percorrendo circa 40 km al giorno. «Ero una giovane promessa del tennis canadese, abituato a sostenere allenamenti molto lunghi, quando improvvisamente ho iniziato ad avvertire dolore alle gambe e faticavo a restare in piedi per più di dieci minuti, passavo le giornate sul divano sforzandomi di restare positivo ma, sinceramente, è stato difficile». Grazie ad una raccolta fondi, in poche settimane riesce ad ottenere il denaro necessario per sostenere l’intervento, da quel momento Sébastien Jacques ricomincia a vivere. «Dopo l’operazione, tutto ciò che volevo era restituire al mondo l’umanità che mi era stata donata. Persone a me sconosciute hanno partecipato alla raccolta fondi, mi hanno augurato buona fortuna e mi hanno riempito di affetto. Un’operazione al cervello non è mai facile, la buona riuscita non era assicurata e soprattutto il rischio era altissimo, ma tutti loro hanno creduto così tanto nell’intervento da convincermi ad affrontarlo con coraggio e forza.

Giorgia Galati

Ora tocca a me restituire al mondo determinazione e positività, voglio riuscire a dimostrare che niente è davvero impossibile». Definisce la “Great Walk” la più grande avventura della sua vita, non solo per essere riuscito a percorrere 5.400 km in sette mesi, ma anche per essere riuscito a dimostrare che ogni ostacolo può essere superato e che facendolo si può realizzare qualcosa di meraviglioso. «Le persone che ho incontrato lungo il cammino si offrivano di ospitarmi per la notte oppure di preparami qualcosa da mangiare, in sette mesi ho usato la tenda che portavo nello zaino solo nove volte, è un grande risultato ed è ciò che mi rimane quando ci ripenso: oltre la sfida fisica c’è un lato umano della storia fatto di empatia e compassione». Bisogna correre per stare al passo di Sébastien. Il 16 novembre ha preso il via la sua nuova sfida, percorrere lo Stivale in cinquanta giorni, scegliendo il tragitto più lungo: la città di partenza è Chiasso, in Svizzera, l’ultima è Santa Maria di Leuca. «Se dopo gli Stati Uniti mi avessero chiesto di indicare la maratona successiva, probabilmente avrei risposto che non ne avrei più percorse. Quella era l’avventura, l’unica che mi serviva per farmi capire che ero ancora in grado di farcela. Poi, un importante e caloroso seguito italiano mi ha dato la spinta che mi serviva. Ho scelto di percorrere dei tratti della via Francigena, mi condurrà a Santa Maria di Leuca il 5 o il 6 gennaio, dove spero di conoscere tanta gente e di condividere con loro ciò che ho passato. Sono un uomo ordinario che ha superato le proprie difficoltà ed ha raggiunto obiettivi più o meno grandi. Sono sicuro che ciò che ha fatto la differenza è stato il modo di pormi e di affrontare il cambiamento, sta tutto nello svegliarsi la mattina e decidere come affrontare la giornata». Quando gli viene chiesto quale sia il suo più grande sogno, risponde «Non è ciò che voglio fare che mi interessa, ma chi voglio diventare. Spero di essere ogni giorno la migliore versione di me, di sorridere e di far sorridere, di riuscire a rendere il mondo migliore, anche solo di pochissimo». Che Sébastien Jacques abbia scelto di concludere la maratona all’inizio del nuovo anno, proprio a Santa Maria di Leuca, de finibus terrae, è la conferma che, citando lo scrittore Daniel Pennac, «proprio quando si crede che tutto sia finito, è qui che comincia».

Giorgia Galati

IL MIO VIAGGIO TRA LE MURA DEL PALAZZO BARONALE DEI CAPECE

martedì, Gennaio 3rd, 2023

Quando la Redazione mi ha prospettato l’idea di scrivere un pezzo sul Palazzo feudale dei Capece ho accettato con entusiasmo, senza riserve. Da subito ho pensato ai sentieri da battere nell’affrontare con rispetto la vita evolutiva di un “Bene” al centro del paese, sotto gli occhi di tutti, ma da tanti poco conosciuto. Nel fare questo ho pensato ai viaggiatori del Grand Tour come Goethe, il raffinato Keats, Dickens, Montesquieu, tutti insieme immersi nella loro ricerca del bello e delle origini.

Ecco, ho chiuso gli occhi e calandomi nei loro panni li ho riaperti davanti al “castello” di Corsano. Castello sì, perché quello che alla nostra vista appare come un “palazzo”, in origine era un fortilizio, forse non inteso come quelli che ci hanno fatto sempre studiare sui libri di scuola con le torri agli angoli, il mastio centrale, mura alte e un profondo fossato attraversabile solo da un pesante ponte levatoio. Qui da noi, nel profondo sud, i castelli erano altra cosa. Almeno quelli medievali. Almeno quelli dei nostri paesi di periferia.

Non sappiamo se il feudale Fabiano Securo se ne costruì uno di sana pianta oppure se lo ebbe in dono da re Tancredi di Lecce dopo l’investitura di fine XII secolo. Questa informazione gli eruditi salentini del Seicento, purtroppo, non ce l’hanno saputa dare, di contro, una appetitosa indicazione la fornisce invece uno dei numerosissimi frammenti medievali superstiti del Grande Archivio del Regno di Napoli dove, all’interno di un lungo atto di restitutionis, è annotata la presenza del castrum Cursani riconsegnato sotto il governo di Carlo I d’Angiò nelle mani del legittimo proprietario dominus Mattheo de Tocco dopo che Manfredi, figlio di Federico II di Svevia, glielo aveva tolto pochi anni prima, in regime di guerra, per donarlo al suo fiduciario Nicolaus de Sirino.

I “corsanesi medievali”, probabilmente, avrebbero colto al volo la sottigliezza proposta delle cancellerie regie classificando con esattezza il “castrum” del proprio paese, riconoscendolo in un fortilizio, un piccolo castello, o una qualsiasi opera difensiva a protezione del feudatario, più che del centro abitato.

Per continuare la ricerca della verità riguardo la storia del palazzo ho dovuto compiere deviazioni di viaggio tra le poche carte d’archivio, dalle quali trarre il meglio delle informazioni da incrociare con quello che la residenza, al momento, è in grado di raccontare. La qualifica di castrum affiancata al nome del paese ha un significato storico ben preciso oltre che funzionale, soprattutto alla luce della catalogazione del paese come casale, così come registrato più volte nel medioevo dal 1272, con il quale era indicato un centro abitato “aperto”, cioè privo di mura difensive ma non di difese. Il castro tardo medievale assume significati differenti rispetto all’originale dato dai romani, e nel caso corsanese il termine è associato a una semplice “casa forte” munita di una struttura turrita a pianta pressoché quadrangolare del tipo molto frequente in Italia, con molta probabilità circondato da un primo sbarramento costituito dalle mura di un cortile. Esempi notevoli nelle immediate vicinanze sono quelli delle torri dei palazzi baronali di Lucugnano, Nociglia e Vaste e quello leggermente più tardo della Turris Magna di Tricase. A tal proposito è probabile che i corsanesi del Trecento vedessero una torre paragonabile a quella vastese, tozza, quadrata, merlata e a due piani. Al suo interno nel 1318 si rinchiuse il Signore del paese insieme alla moglie e ad alcuni cortigiani. Come in un film il torrione al centro della scena era circondato dalla popolazione, costituita in quegli anni quasi esclusivamente da lavoratori della terra, che con forconi, zappe e bastoni alla mano inveivano contro il feudatario per protestare e mettere fine agli innumerevoli soprusi e abusi perpetrati nei loro confronti. È risaputo che in quel frangente il barone nel tentativo di placare gli animi agitati dei rivoltosi decise di inviare tra loro un’ancella della moglie, immaginando che una figura femminile potesse calmarli ma, in buona sostanza, mise la ragazza di fronte a una morte cruenta.

Ritornato nel punto esatto da dove è iniziato il mio viaggio, ho interrogato la facciata del palazzo, in cerca degli spunti di ricerca ed ho individuato almeno sei interventi architettonici marcati da differenti quote del prospetto, da tufi diversi per estrazione e forma, da giunti di divisione dei paramenti murari, e da due portali d’ingresso. A tutto ciò si aggiungono gli interventi che si leggono sulle altre tre facciate del palazzo e al suo interno.

Non mi sono lasciato ingannare dal grande ingresso perennemente chiuso, posto al centro del prospetto. Mi ha invece intrigato, e non poco, l’anonima porta d’accesso agli ambienti in uso agli Scout, porta che tanto normale non è, difatti a un occhio più attento non sfuggirà la sagoma tamponata di un piccolo portale con arco ribassato decisamente più antico del primo. Se non fosse che questa tipologia di arcata era particolarmente in uso nel periodo tardo medievale non mi sarei addentrato all’interno per capirne qualcosa in più. E ho fatto bene, perché la piccola porta nasconde una spessa muratura con l’intradosso o imbotto del portale che presenta un’interessante strombatura verso l’interno. La copertura di questa stanza, come del resto quelle delle camere a seguire, è del tipo a botte, e anche questa è una conferma dell’antichità del luogo. Non è un caso se con l’allargamento del palazzo a est alcune camere sono state coperte con una volta a crociera, sempre datata ma comunque più recente.

A questo punto l’obiettivo era individuare la “matrice” del palazzo. La sensazione di essere entrato nel luogo giusto l’ho avuta quando per accedere nella camera successiva ho dovuto attraversare una porta chiaramente aperta “a forza” nell’imponente muraglia. L’assenza di un architrave e lo spessore considerevole della muratura, molto simile per dimensioni a quella anteriore, sono indicatori intriganti che hanno trovato conferma nella piccola scalinata che conduceva al piano superiore, incastonata nella muraglia. Una scala che punta dritto nel bel mezzo della grande sala superiore, cosa che non ha alcun motivo di esistere. La sua funzione era, piuttosto, quella di condurre al piano alto di una costruzione da considerare tra le più antiche dell’intero palazzo, con le caratteristiche di una struttura tardo medievale, presumibilmente edificata nello stesso luogo del fortilizio svevo.

La presenza di una piccola fortificazione rendeva appetibile il paese, con l’inevitabile susseguirsi continuo di diversi feudatari che a vario titolo hanno messo mano alla residenza feudale. Il cortile interno, ridotto a un grande androne con volta piana realizzata durante gli anni della lavorazione del tabacco, era nell’era rinascimentale una corte esterna dalla quale accedere alla profonda galleria delle scuderie. È in questo secolo, il Cinquecento, che il palazzo ha visto una prima espansione in direzione Sud e Est. In questa fase c’è stato anche l’innalzamento del fabbricato sul piano primo come confermano alcune tipologie di volte più antiche, del tipo a padiglione. Non escludo che tutta l’area della grande sala fosse occupata da diverse stanze che completavano il piano nobile voluto dai Securo, ritornati a governare il feudo dopo oltre due secoli.

La svolta costruttiva che ha portato il palazzo ad assumere le sembianze attuali si è avuta solo nel Seicento, nel secolo d’oro per l’intera Terra d’Otranto e, da quello che ho potuto costatare addentrandomi al suo interno, anche per la residenza baronale di Corsano.

Il 1636 è la data spartiacque, l’anno in cui il feudo è stato acquistato dalla ricca e pluridecorata famiglia feudataria Capece, nella persona di Giovanni Tommaso.

I Capece arrivano a Corsano in una stagione nella quale il desiderio di autorappresentazione per la nobiltà era un valore irrinunciabile che spiega la realizzazione di cospicue imprese edilizie. Caratteristica del fenomeno era la tendenza a riqualificare gli interni, le facciate e i giardini, ma anche a costruire nuovi fabbricati attorno a quelli più antichi. Potrei stendere in questa sede un elenco lunghissimo di palazzi nobiliari disseminati in tutta la provincia d’Otranto, su tutti cito il castello di Corigliano d’Otranto, il palazzo ducale di San Cesario, il castello Imperiali di Francavilla Fontana e il più vicino palazzo principesco di Tricase.

Dopo aver visionato buona parte del palazzo, mentre ero alle prese con le successioni feudali, una forbice di date ha catturato immediatamente la mia attenzione: il periodo dal 1657 al 1668, decennio di governo del barone Carlo. Negli stessi anni a Tricase Stefano II Gallone faceva costruire il proprio palazzo allargando quello rinascimentale. Diversi particolari accomunano non a caso le due grandi residenze. Salito al piano nobile dallo scalone d’onore, che fino all’Ottocento era a destra del grande cortile interno, si entra immediatamente nell’aula più grande del palazzo: la sala del trono che aveva occupato il posto delle stanze cinquecentesche. Ho avuto la sensazione in entrare nell’omonima sala di Tricase con alte pareti, purtroppo anche qui senza intonaco, coperta a capriate e con finestroni grandi che fanno entrare tanta luce anche in una giornata uggiosa. E poi le finestrelle del matroneo, oggi tamponate, da dove si affacciavano i soldati, ma anche chi non aveva il permesso di fermarsi in sala durante i ricevimenti di corte, sono molto simili a quelle del palazzo tricasino. E che dire delle sale di rappresentanza a sinistra dello scalone d’onore con le volte a padiglione decorate a stucco con figure mitologiche, stemmi di famiglia, e persino l’allegoria della giustizia. Le porte che conducono da una stanza all’altra, da un “quarto” all’altro, sono decorate con stucchi ricoperti da calce da dove s’intravede un delicato finto marmo di colore verde che ricorda quello di palazzo Gallone.

Molte similitudini, molti punti di contatto, molti indizi che messi insieme fanno una prova. Carlo Capece frequentava Tricase e gli altri paesi del suo circondario e trafficava con Casa Gallone. Mi è capitato più volte di incrociarlo, insieme ai suoi familiari, nei registri parrocchiali cittadini nel ruolo di padrino di battesimo o cresima. Non è casuale quindi che gli interni dei due palazzi abbiano delle affinità. È probabile che lo stesso progettista abbia lavorato a Tricase e poi a Corsano, ma in questa sede, dopo quello che ho visto, non mi sento di escludere il contrario.

Il mio personale viaggio alla scoperta del palazzo feudale vuole rendere giustizia alla grandiosità dell’edificio insieme al suo potenziale, nonostante l’elevato tasso di degrado in cui versa. Una residenza, quella dei Capece, che merita di essere scoperta, acquisita al patrimonio della collettività, salvata dall’oblio in cui sta continuando a versare da troppi anni. Un viaggio che continua, con l’auspicio che quella del “castello” di Corsano possa essere, finalmente, una “Storia a lieto fine”.

Salvatore Musio

La foto vincitrice del concorso “La tua foto in prima pagina” è di Tiziana Mauro

martedì, Gennaio 3rd, 2023

Foto di Tiziana Mauro

É questa la foto vincitrice del concorso “La tua foto in prima pagina” che troverete sul periodico “La Voce di Corsano” fresco di stampa.

Lo scatto è di Tiziana Mauro che è riuscita ad immortalare dalla scuola materna (in contrada Pozze) lo skyline di Corsano dove spicca la Chiesa di San Biagio con il suo campanile.

Complimenti a Tiziana ed appuntamento al prossimo anno!

IL CT TENNIS PROMOSSO IN SERIE B!

lunedì, Luglio 18th, 2022

Il Circolo Tennis “Maurizio Longo” di Corsano conquista uno storico risultato: vincendo la finalissima, giocata contro il Circolo Tennis Asti-Alessandria lo scorso 17 luglio, approda in Serie B.

I corsanesi appena un anno fa avevano messo a segno il salto di categoria, ottenendo la promozione in serie C, ma evidentemente quel successo non è bastato per soddisfare la fame di vittoria. I dati lo dimostrano.
Dopo un girone regionale dominato a punteggio pieno, il CT Corsano ha prima superato il Tuglie nella sfida play-off ed a maggio ha sconfitto il CT Bisceglie nello scontro ad eliminazione diretta che ha consentito agli atleti corsanesi di accedere alla fase nazionale contro il CT Asti-Alessandria.
L’approccio alla finale per i ragazzi del Corsano è stato subito deciso e concreto, tanto è vero che l’andata ad Alessandria, giocata lo scorso 26 giugno, ha visto i corsanesi ottenere un eloquente 4 a 2.

Nonostante le temperature estive il pubblico di casa ha gremito gli spalti sostenendo i padroni di casa sin dal primo singolare. Gli spettatori sono stati ripagati con partire contraddistinte da un notevole tasso tecnico ed atletico che ha visto i corsanesi imporre un gioco pragmatico, ma nel contempo stilisticamente impeccabile.

Una vera cavalcata che ha consentito di ottenere la promozione in B.

Per la cronaca il risultato della sfida di ritorno è stato di 3-1 con i seguenti punteggi:

Annecchiarico – Petrocelli 7/5 6/3
Cocco – Casella 7/5 6/3
Bastia – Valdetara 7/5 6/2
Degiovanni – Monticone 0/6 0/6.

“La promozione dello scorso anno è stata per noi un punto di partenza e non un punto di arrivo – dichiara il Direttore Sportivo Luigi Grecotanto è vero che abbiamo programmato per tempo e con cura questa stagione sportiva puntando senza infingimenti alla B, creando un gruppo di atleti di assolutopregio. Gli sforzi organizzativi ed economici posti in essere – conclude il DS Greco – sono stati pienamente ripagati da prestazioni qualitativamente eccezionali che sin da subito hanno confermato lo spessore atletico e tecnico di tutti i nostri tennisti che ringrazio per la professionalità, la tenacia e lo spessore umano”.
“La promozione in serie B – afferma il Presidente Antonio De Giovanniè il coronamento di un sogno per l’intero movimento tennistico corsanese. L’abbiamo cercata con decisione, programmazione e passione. Ora è il momento dei festeggiamenti per un percorso eccezionale compiuto grazie all’impegno di tutti”.

   

DOMENICA 17 LUGLIO AL CT CORSANO LA FINALE PLAY-OFF PER LA SERIE B

mercoledì, Luglio 13th, 2022

Domenica 17 Luglio 2022 dalla ore 10:00 si disputerà la gara di ritorno della finale di play-off di Serie C.

Per l’accesso alla Serie B2, il Circolo Tennis Corsano dovrà battere il DLF ASTI-ALESSANDRIA.

 

In bocca al lupo ai nostri ragazzi e FORZA CT CORSANO!

𝐈𝐋 𝐃𝐎𝐂𝐔𝐌𝐄𝐍𝐓𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋’𝐀𝐑𝐂𝐇𝐈𝐕𝐈𝐎 𝐃𝐈 𝐒𝐓𝐀𝐓𝐎 𝐂𝐇𝐄 𝐑𝐈𝐕𝐄𝐋𝐀 𝐋𝐀 𝐂𝐄𝐋𝐄𝐁𝐑𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐅𝐄𝐒𝐓𝐀 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐓𝐀 𝐌𝐀𝐔𝐑𝐀 𝐃𝐀 𝐏𝐑𝐈𝐌𝐀 𝐃𝐄𝐋 𝟏𝟖𝟑𝟏

venerdì, Aprile 29th, 2022

 

Pubblichiamo questo significativo contributo di don Biagio Orlando su un pezzo di storia corsanese.

Grazie don Biagio e buona Santa Maura a tutti.

Nel corso degli studi di archivistica ho avuto modo di recuperare tantissimi documenti inediti sul nostro paese che a breve spero di riuscire a pubblicare. Nell’imminenza della prossima festa di Santa Maura che finalmente rivivremo appieno, ho pensato di condividere questo contributo che certamente lascerà sbalorditi. 

Ho sempre pensato che la data del primo maggio come giorno della festa di S. Maura fosse stato scelto perché giorno festivo di primavera, adatto per svolgere una festa di campagna, convinzione supportata anche dal fatto che don Ernesto, nel Registro di Cronistoria, non fa cenno alcuno ai motivi che portarono a scegliere questo giorno dell’anno per inaugurare la nuova cappella e per farne la festa.

Potete quindi immaginare lo stupore provato quando, nell’Archivio di Stato di Lecce, mi sono ritrovato tra le mani un documento del 26 giugno 1831 dell’allora sindaco di Corsano, che fa richiesta all’Intendenza di Terra d’Otranto di togliere dalla lista dei terreni demaniali da concedere ai poveri di Corsano, oltre alla Padula, il territorio detto S. Maura «un largo di circa tumulate una, lasciato avanti ad una Bella, ed antica Cappella, sotto il Titolo S. Maura, ove in ogni prima di Maggio si faceva la Processione, ed altre Funzioni Ecclesiastiche, e da pochi anni in qua sono state sospese perché la Cappella ha bisogno di ristaurazioni».

Che dire altro! Buona festa di Santa Maura!

don Biagio Orlando

DOPO DUE ANNI DI STOP, RITORNA IL TORNEO DEI PUNI IN PIAZZA SANTA TERESA

giovedì, Aprile 21st, 2022

Torneo dei Puni 2022 - VII Edizione

𝐂𝐎𝐑𝐒𝐀𝐍𝐎 𝐈𝐍 𝐅𝐈𝐎𝐑𝐄 𝐆𝐈𝐔𝐍𝐆𝐄 𝐀𝐋𝐋𝐀 𝐒𝐄𝐂𝐎𝐍𝐃𝐀 𝐄𝐃𝐈𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄

mercoledì, Aprile 20th, 2022

Dopo il successo della prima edizione di “CORSANO IN FIORE”, si ripete la manifestazione diretta a coinvolgere e sensibilizzare tutti i cittadini nel miglioramento della qualità della vita e dell’ambiente urbano tramite il decoro floreale di balconi, davanzali, corti, cortili, scorci e piazze.

All’iniziativa è collegato un 𝗰𝗼𝗻𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝗮 𝗽𝗿𝗲𝗺𝗶 con le seguenti categorie di iscrizione:

– balconi e davanzali (prospicenti la pubblica via) – riservato ai privati

– corti e cortili (prospicenti la pubblica via) – riservato ai privati

– Piazze e scorci nascosti di Corsano – riservato alle Associazioni.

L’iscrizione è 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗴𝗿𝗮𝘁𝘂𝗶𝘁𝗮.

Basta compilare e consegnare il modulo in allegato presso gli uffici comunali o inviarlo tramite mail, entro il 21 APRILE.

Verranno premiati i primi classificati in ogni categoria attraverso un voto attribuito da una giuria di esperti.

1°PREMIO – BALCONI E DAVANZALI 50€

1°PREMIO – CORTI E CORTILI 100€

1°PREMIO – SCORCI E PIAZZE 50€

Gli allestimenti dovranno essere realizzati entro il 15 maggio p.v. utilizzando piante ornamentali verdi o fiorite.

Bando reperibile sul sito internet del Comune di Corsano: www.comune.corsano.le.it

IL CIRCOLO TENNIS CORSANO VINCE IL CAMPIONATO REGIONALE DI 4a CATEGORIA

lunedì, Febbraio 21st, 2022

 

Domenica 20 febbraio u.s., il Circolo Tennis Corsano “Maurizio Longo” (Roberto De Marco, Andrea Urso, Antonio De Giovanni, Casciaro Matteo) – pareggiando la gara di ritorno contro il Circolo Tennis “San Francesco De Geronimo” di Grottaglie – si è aggiudicato il Campionato Regionale Invernale “Memorial V. Renna” di quarta categoria.

Determinante è stata la netta vittoria di andata per 3 a 0 sui campi del Circolo corsanense.

Continuano i successi del CT “Maurizio Longo” e noi non possiamo che esserne orgogliosi! 

𝐈𝐋 𝐂𝐀𝐒𝐓𝐄𝐋𝐋𝐎 𝐒𝐕𝐄𝐕𝐎 𝐃𝐈 𝐂𝐎𝐑𝐒𝐀𝐍𝐎 𝐓𝐑𝐀 𝐅𝐄𝐃𝐄𝐑𝐈𝐂𝐎 𝐈𝐈 𝐄 𝐈𝐋 𝐏𝐑𝐈𝐍𝐂𝐈𝐏𝐄 𝐌𝐀𝐍𝐅𝐑𝐄𝐃𝐈

domenica, Febbraio 13th, 2022
La recentissima notizia del Decreto ministeriale con cui il Dicastero della Cultura si è espresso in modo favorevole sulla pubblica utilità dell’espropriazione del palazzo feudale di Corsano, imprimendo in tal modo un’accelerazione sull’iter dell’acquisizione pubblica, mi fornisce un comodo assist per accennare alle notizie antiche del castello del paese che era già esistente durante la cosiddetta “𝘳𝘪𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘊𝘰𝘳𝘴𝘢𝘯𝘰” del 1318.
In quella sede il Signore si era rifugiato al suo interno con famiglia e corte, mandando ai contadini esagitati una delle sue ancelle, senza sapere che l’avrebbe condannata a morte certa.
Una nuova nota retrodata di quasi un secolo la presenza del castello. Ragionevole motivo ce lo fornisce il Lɪʙᴇʀ Iɴǫᴜɪsɪᴛɪᴏɴᴜᴍ ᴘʀᴏ Fᴇᴜᴅᴀᴛᴀʀɪɪs Rᴇɢɴɪ di re Carlo, dove è riportato un lungo elenco di Signori feudali reintegrati dal sovrano angioino nei propri feudi.
La morte dell’imperatore 𝘍𝘦𝘥𝘦𝘳𝘪𝘤𝘰 𝘐𝘐 𝘥𝘪 𝘚𝘷𝘦𝘷𝘪𝘢 aveva dato di fatto il regno dal 1250 in mano al figlio 𝘔𝘢𝘯𝘧𝘳𝘦𝘥𝘪 che in un primo momento ne assunse la reggenza e poi la corona fino alla battaglia di Benevento del 1266.
Il principe dovette far fronte alla difficile situazione interna sfociata nelle molteplici ribellioni scoppiate in tutto il reame, in particolar modo in Campania e Puglia, dove i feudatari e la classe urbana, sostenuti da papa Innocenzo IV, chiedevano maggiore indipendenza allo stringente centralismo monarchico. In quella sede Manfredi trovò una soluzione al problema sostituendo numerosi feudali nominati in precedenza dal padre Federico.
È il caso del 𝘥𝘰𝘮𝘪𝘯𝘶𝘴 𝘔𝘢𝘵𝘵𝘦𝘰 𝘥𝘦 𝘛𝘰𝘤𝘤𝘰 che dall’imperatore aveva ottenuto feudi e castelli tra beneventano e Terra d’Otranto.
Carlo d’Angiò reintegrò quasi tutti i dominus nel possesso dei propri feudi dato che, per ovvie ragioni, non si erano solo dimostrati avversi a Manfredi ma anche solidali al nuovo corso francese.
A Matteo de Tocco tra gli altri 𝙛𝙪𝙞𝙩 𝙧𝙚𝙨𝙩𝙞𝙩𝙪𝙩𝙪𝙢 𝙘𝙖𝙨𝙩𝙧𝙪𝙢 𝘾𝙪𝙧𝙨𝙖𝙣𝙞 che il principe svevo Manfredi gli aveva tolto per darlo al fidato 𝘥𝘰𝘮𝘪𝘯𝘶𝘴 𝘕𝘪𝘤𝘰𝘭𝘢𝘶𝘴 𝘥𝘦 𝘚𝘪𝘳𝘪𝘯𝘰.
È questa al momento la più antica notizia sulla fortificazione di Corsano, presente già durante l’esistenza terrena del 𝘗𝘶𝘦𝘳 𝘈𝘱𝘶𝘭𝘪𝘢𝘦.
Con l’auspicio che il castello possa concretamente passare in mano alla collettività e tornare a vita nuova.
 
*Accompagnano questo scritto il prospetto del castello nella piazza antica di Corsano in una foto del secolo scorso colorizzata dall’amico Sergio De Blasi, alcune immagini degli interni, e il ritratto di Federico II con il falco dal suo trattato “De arte venandi cum avibus”.
 
Salvatore Musio