VIA CRUCIS: SULLE ORME DEL NAZARENO
Gennaio 27th, 2024 by La Voce
“Buonasera a tutti e bentrovati! Stiamo per iniziare la rappresentazione vivente della Passione di Cristo, intitolata ‘Il Nazareno’ ”.
Così si è aperta la serata del 2 aprile 2023, organizzata dal gruppo giovani parrocchiale, ragazzi che hanno deciso di mettersi al servizio della comunità, offrendo un momento di meditazione e di preghiera in vista dell’inizio della settimana Santa. Nella Passione Vivente abbiamo ripercorso gli ultimi momenti dell’esistenza terrena del Signore Gesù, con la sua morte e risurrezione e noi ragazzi nutrivamo la speranza di riuscire a far vivere agli altri la Pasqua del Signore con la stessa intensità con la quale la stavamo preparando noi. Certamente tutti conoscono già la storia, ma è anche vero che metterla in scena è tutt’altra cosa: studiare le parole dei personaggi, l’intonazione, i gesti, permette di comprenderne a fondo la psicologia, capendo che in realtà non tutti coloro che sembrano cattivi sono effettivamente i veri antagonisti o, perlomeno, non gli unici e che, nonostante alcuni dei personaggi siano apostoli, ciò non significa che non siano umani o che non provino paura, vergogna, rabbia, rimorso o dolore. La cosa più sorprendente è che, mentre imparavamo a memoria le parti, imparavamo pezzi di Vangelo anche senza che ce ne rendessimo conto. Non è stato un lavoro semplice, ma in soli 40 giorni abbiamo costruito un castello dove ognuno era un mattone indispensabile. Non poche volte lo abbiamo visto vacillare, ma a darci forza, a farci credere fino all’ultimo, sono state le parole dei nostri educatori che ci hanno detto che, se fossimo riusciti a vivere con l’anima e con il cuore ciò che avremmo interpretato, questo ci sarebbe valso più di sei anni di catechismo. E come dargli torto ora? Abbiamo vissuto la Quaresima più intensa della nostra vita, in poco più di un mese abbiamo appreso più di quanto avremmo mai potuto imparare in tanti anni sulla Pasqua del Signore, sperimentandola in un’atmosfera di amicizia e fraternità. Quando abbiamo deciso di accogliere questa iniziativa da parte degli educatori, non sapevamo ancora quanto questa esperienza sarebbe stata importante per noi, ma poi, ben presto, molti giovani hanno dato la propria disponibilità e già il mercoledì delle Ceneri avevamo i copioni tra le mani e tanta passione nel cuore. In tanti ci siamo prodigati per la riuscita di questo spettacolo e le persone che hanno calcato il palco sono state solo una piccola parte. È stato un lavoro di gruppo imponente, volto a portare la nostra comunità alla Santa Pasqua con una maggiore consapevolezza di tutta la sofferenza che Gesù ha sopportato per donare a noi la vita eterna, di tutto l’amore che Egli nutriva verso il Padre e verso l’umanità anche nei momenti più duri. Durante lo spettacolo noi stessi siamo stati sopraffatti dall’emozione, ci siamo commossi, abbiamo avuto paura, abbiamo provato dolore perché lì non si trattava più di noi ragazzi: su quel palco c’erano Gesù, Maria, Maddalena, Giovanni, Giuda, Caifa, Pilato e la loro missione era quella di raccontare a tutti il messaggio straordinario della salvezza. Non c’era un ruolo più importante degli altri e questo ci è stato chiaro fin dal principio: non si può preparare una Passione senza Gesù, come non si può fare senza Veronica, altrimenti chi avrebbe asciugato il volto di Cristo? Tutti i personaggi sono ugualmente fondamentali e indispensabili e, proprio partendo da questa premessa, siamo giunti ad un risultato di cui siamo molto fieri. È stata un’esperienza a dir poco indimenticabile che ha segnato in modo indelebile il nostro cammino di fede, ricordandoci soprattutto che Gesù ci accompagna durante tutto il nostro percorso di vita ed è sempre al nostro fianco: “Non abbiate paura, io resterò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo!” (Mt 28,20).
Francesca Boccarello, Teresa Ciardo, Sofia Martella


“Signore, se mi dai la forza per sorreggerti e portarti a casa ebbene, sennò vuol dire che devo lasciarti qui”. Biagio Chiarello dopo aver pronunciato queste parole e preso tra le braccia il pesante busto dell’Ecce Homo lo portò nella propria abitazione, salvandolo di fatto da quello che sarebbe stato il definitivo abbattimento dell’antica chiesa parrocchiale di Santa Sofia. Definitivo perché a dare inizio alla demolizione ci aveva pensato il suo stesso campanile nella famigerata notte del 17 aprile 1932, quando, a causa del cedimento del terreno argilloso situato sotto alle fondamenta in concomitanza con le abbondanti piogge burrascose, crollò su sé stesso abbattendo irrimediabilmente l’intera ala destra della chiesa situata alle sue spalle. Si salvò dalla distruzione la facciata e l’intera ala sinistra della parrocchiale ma, nonostante ciò, dal momento che la stabilità era stata irrimediabilmente compromessa dall’evento catastrofico, si decise di provvedere all’abbattimento e alla costruzione ex novo dell’edificio nella forma e posizione che oggi vediamo.
La precedente parrocchiale era antica e non poco. Le foto superstiti in bianco e nero che la ritraevano sono testimoni di un prospetto dall’impostazione tardomanieristica frutto della Controriforma che dettava i tempi di una pianificazione maniacale nell’architettura delle facciate come quella di Santa Sofia. Parliamo pertanto di un edificio con una definita impronta di fine Cinquecento, confermata da uno dei documenti nodali per gli edifici religiosi dei paesi ricadenti nell’antica diocesi di Alessano, ovvero la Visita Apostolica del 1628 di mons. Andrea Perbenedetti che, tra le altre, visitò e relazionò sulla parrocchiale corsanese, affidandoci dettagli e spunti di ricerca molto interessanti. Pochissimi anni dopo, nel 1636, ci fu uno dei tanti avvicendamenti feudali con l’arrivo nel casale di Corsano della famiglia Capece che con le sue ricchezze apportò novità sostanziali dal punto di vista architettonico e artistico.
Era una domenica di fine agosto, quando nella nostra piccola città di Corsano, abbiamo ospitato una manifestazione sportiva non competitiva volta a sensibilizzare e sostenere la ricerca per la lotta contro il cancro e a promuovere, tra gli uomini e le donne della nostra comunità e non, una cultura della prevenzione come migliore arma per ridurre il rischio di questa tanto temuta malattia.
È stato emozionante vedere uomini, donne, ragazzi e ragazze, uno accanto all’altro con la consapevolezza e la volontà di essere protagonisti attivi di una battaglia che non deve essere solo per gli operatori del settore ma di ciascuno di noi, senza nessuno escluso.
L’editoriale dello scorso anno, nel quale ho esaminato il successo elettorale del centrodestra e, in particolare di Giorgia Meloni, lo chiudevo in questo modo: “ora, però, c’è da navigare in mare aperto, esposti a continue raffiche di vento. Non è tempo di compiacimenti, ma bisogna tracciare la rotta, tenendo il timone ben saldo: buona navigazione governo, buon futuro all’Italia.”
È curioso come nel periodo estivo, si assista ad una frenetica diffusione di dati sull’andamento della stagione turistica in corso, mentre a consuntivo è sempre difficoltoso reperire un quadro esauriente. Senza una solida base statistica, l’analisi diventa molto difficoltosa e certamente non può essere esaustiva, pertanto facciamo solo alcune riflessioni e alcune considerazioni generali sul fenomeno turistico nella microarea del Sud Salento. L’offerta turistica continua ad avanzare, con una crescita in termini quantitativi e soprattutto qualitativi. Lo si può facilmente verificare dalle inserzioni sui vari portali dove l’offerta è sempre più variegata e spesso più ricca di servizi, idonea ad accogliere una clientela più esigente. Proliferano ad esempio le ville con piscina, con servizi esclusivi, resi alla portata della maggioranza dei turisti. In poche parole, il settore turistico sta maturando, sta facendo tesoro dell’esperienza accumulata in questi anni e sta cercando una propria identità, rivolgendosi ad una clientela sempre più esclusiva.
“Facciamo un figlio?” Oggi la risposta è sempre più spesso “no”. Oppure “forse”. O “non adesso”.





