IL TASSELLO RIEMERSO DELL’ANTICA PARROCCHIALE DI SANTA SOFIA

Gennaio 26th, 2024 by La Voce

Signore, se mi dai la forza per sorreggerti e portarti a casa ebbene, sennò vuol dire che devo lasciarti qui”. Biagio Chiarello dopo aver pronunciato queste parole e preso tra le braccia il pesante busto dell’Ecce Homo lo portò nella propria abitazione, salvandolo di fatto da quello che sarebbe stato il definitivo abbattimento dell’antica chiesa parrocchiale di Santa Sofia. Definitivo perché a dare inizio alla demolizione ci aveva pensato il suo stesso campanile nella famigerata notte del 17 aprile 1932, quando, a causa del cedimento del terreno argilloso situato sotto alle fondamenta in concomitanza con le abbondanti piogge burrascose, crollò su sé stesso abbattendo irrimediabilmente l’intera ala destra della chiesa situata alle sue spalle. Si salvò dalla distruzione la facciata e l’intera ala sinistra della parrocchiale ma, nonostante ciò, dal momento che la stabilità era stata irrimediabilmente compromessa dall’evento catastrofico, si decise di provvedere all’abbattimento e alla costruzione ex novo dell’edificio nella forma e posizione che oggi vediamo.

La precedente parrocchiale era antica e non poco. Le foto superstiti in bianco e nero che la ritraevano sono testimoni di un prospetto dall’impostazione tardomanieristica frutto della Controriforma che dettava i tempi di una pianificazione maniacale nell’architettura delle facciate come quella di Santa Sofia. Parliamo pertanto di un edificio con una definita impronta di fine Cinquecento, confermata da uno dei documenti nodali per gli edifici religiosi dei paesi ricadenti nell’antica diocesi di Alessano, ovvero la Visita Apostolica del 1628 di mons. Andrea Perbenedetti che, tra le altre, visitò e relazionò sulla parrocchiale corsanese, affidandoci dettagli e spunti di ricerca molto interessanti. Pochissimi anni dopo, nel 1636, ci fu uno dei tanti avvicendamenti feudali con l’arrivo nel casale di Corsano della famiglia Capece che con le sue ricchezze apportò novità sostanziali dal punto di vista architettonico e artistico.

Dobbiamo immaginare quella che era la più antica piazza del paese, l’odierna piazza Umberto I, dove non a caso si affacciava il potere temporale del feudatario, quello spirituale della Chiesa e quello civile della civica Universitas, come un luogo particolarmente vivace in quel primo scorcio del Seicento. In quegli anni erano aperti i cantieri del castello baronale, che prendeva sempre più le sembianze di una sontuosa residenza nobiliare, e quello della parrocchiale di Santa Sofia che in quegli anni era soggetta a un’importante opera di allargamento. Oggi le fonti orali raccontano di quello che gli occhi dei tanti corsanesi hanno visto prima dello sfortunato crollo di una chiesa che con i suoi tanti altari era testimone soprattutto della fase storica seicentesca dove non poteva mancare l’esuberanza dei ricami e degli intagli barocchi. La Storia recente ci racconta che il 17 settembre appena trascorso, su iniziativa del parroco don William, i familiari di Addolorata Chiarello, scomparsa recentemente, hanno dato seguito alla volontà della loro congiunta di far tornare in chiesa il busto lapideo dell’Ecce Homo che aveva custodito gelosamente per tanti anni a testimonianza della fede e in ricordo dell’amato padre. La pregevole scultura in pietra leccese è senza dubbio uno degli elementi della statuaria facente parte di una articolata macchina d’altare barocca. Tra gli altari presenti in chiesa, due primeggiavano per ricchezza di decorazioni e grandezza, quello intitolato al protettore San Biagio e quello del Ss. Crocefisso, entrambi in stile barocco. Tra quelli che furono abbattuti dal crollo del campanile figurava sicuramente l’altare del Crocefisso che i baroni Capece eressero e dotarono sotto il proprio patronato, incastonandolo nel cappellone seicentesco inglobato nell’ala destra incriminata tre secoli dopo dal violento cedimento.

L’Ecce Homo doveva appartenere al complesso iconografico e simbolico della Passione di Gesù Cristo e pertanto poteva trovarsi ragionevolmente nell’altare barocco del Ss. Crocefisso. Un altro tassello riemerge e si aggiunge alla storia dell’antica Santa Sofia con l’auspicio che si possa fare luce sul passato glorioso di una parrocchiale demolita e che non si rassegna a scomparire.

Salvatore Musio

 

CAMMINATA PER LA CURA

Gennaio 25th, 2024 by La Voce

Era una domenica di fine agosto, quando nella nostra piccola città di Corsano, abbiamo ospitato una manifestazione sportiva non competitiva volta a sensibilizzare e sostenere la ricerca per la lotta contro il cancro e a promuovere, tra gli uomini e le donne della nostra comunità e non, una cultura della prevenzione come migliore arma per ridurre il rischio di questa tanto temuta malattia.            

Un evento organizzato dall’ASD RUNNING CORSANO in collaborazione con la LILT di Lecce (Lega italiana per la lotta contro i tumori) e l’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Corsano.

Ospite d’eccezione, il dottore Giuseppe Serravezza – Oncologo e fondatore di LILT LECCE, che ha sottolineato l’importanza di uno degli strumenti più importanti nella lotta contro i tumori, quale appunto, la prevenzione.  Molte sono le persone, afferma il dott. Serravezza, che si sottraggono, ancora oggi, alle periodiche visite di controllo o che abbassano la guardia trascurando i campanellini d’allarme. Per questo è fondamentale aderire ai programmi di screening, a qualsiasi età, non solo su invito “formale” ma anche come atto di amore per la propria salute.

Quella del 27 agosto, si è rivelata una prima edizione che ha oltrepassato di gran lunga ogni più rosea aspettativa. Tanti i partecipanti e tante le storie che si sono incrociate lungo il suggestivo percorso delle “Vie del sale”. Abbiamo camminato a lungo, con il sorriso stampato sul volto bruciato da un inaspettato sole cocente. Abbiamo stretto mani sperimentando una rete sociale atta a trovare nuove strade per promuovere il senso profondo di appartenenza a un solo sentimento di solidarietà.

È stato emozionante vedere uomini, donne, ragazzi e ragazze, uno accanto all’altro con la consapevolezza e la volontà di essere protagonisti attivi di una battaglia che non deve essere solo per gli operatori del settore ma di ciascuno di noi, senza nessuno escluso.

Tanti, dunque, i volti delle persone che hanno scritto questo primo capitolo di una storia dal sapore inconfondibile della partecipazione e della condivisione. Alcuni li conoscevo bene; altri, tantissimi, erano volti nuovi, mai visti.

Poi, c’erano loro, le mie amiche, tante purtroppo, da dove tutto ha avuto inizio.

Proprio nei loro sguardi colmi di speranza, ho cercato la conferma, che tutto questo avrebbe avuto un SENSO. Dalla loro forza, ho colto a piene mani la motivazione per muovere quello che si è rivelato poi essere UN FIUME IN PIENA. Dall’amore per la vita la fiducia nella capacità dell’uomo di trovare una RISPOSTA.

“NOI POSSIAMO, IO POSSO! Crediamo nella vita che va difesa ad ogni costo.”

Gina Casciaro

DAL SUCCESSO AL BUON GOVERNO

Gennaio 22nd, 2024 by La Voce

L’editoriale dello scorso anno, nel quale ho esaminato il successo elettorale del centrodestra e, in particolare di Giorgia Meloni, lo chiudevo in questo modo: “ora, però, c’è da navigare in mare aperto, esposti a continue raffiche di vento. Non è tempo di compiacimenti, ma bisogna tracciare la rotta, tenendo il timone ben saldo: buona navigazione governo, buon futuro all’Italia.”

Come era prevedibile, nel corso di questi mesi non sono mancate le raffiche di vento e la navigazione non è stata affatto tranquilla. È inutile elencare i motivi, ben conosciuti (tra i quali guerre, inflazione e rincaro delle bollette). Tutti di tale portata da far tremare le vene dei polsi a qualunque Paese, figuriamoci ad una Nazione come l’Italia gravata da un debito pubblico che va oltre il PIL annuale.

Ciononostante, le società internazionali di rating e le testate giornalistiche più prestigiose al mondo, hanno fornito giudizi lusinghieri in merito all’azione governativa e, soprattutto, con riferimento alla figura di Giorgia Meloni. Solo per fornire un dato tra tutti, nei giorni scorsi la prestigiosa rivista statunitense “Forbes” ha stilato la lista annuale delle 100 donne più potenti del pianeta, ed in questa classifica ha inserito al quarto posto proprio Giorgia Meloni: un traguardo impensabile sino a qualche mese fa e che mette a tacere chi preconizzava tracolli per la reputazione internazionale dell’Italia.

Queste attestazioni dimostrano che nel primo anno di vita la compagine governativa, nonostante tutto, ha dato buona prova di sé.

Quando mesi fa a Roma ho avuto occasione di salutare Giorgia Meloni, insieme ad altri amici lì convenuti, le ho detto solamente: “Giorgia in bocca al lupo, ne hai bisogno”. Lei mi ha risposto con un sorriso e con un grazie di cuore.

Infatti ne ha veramente bisogno, inutile nascondercelo.

Le problematiche che tutt’ora persistono non possono essere nascoste come polvere sotto al tappeto, come fatto anche nel recente passato da spregiudicati giocolieri del consenso. Una su tutte è la diseguaglianza che continua a distanziare Nord e Sud. Una forbice atavica che è ben conosciuta dalla Meloni, anche per l’attività svolta negli anni passati nel lungo tragitto di opposizione coerente (e spesso solitaria).

Non a caso il Meridione, proprio per l’attenzione riservata da Giorgia Meloni, è stato un buon serbatoio di voti per Fratelli d’Italia, che oggi rappresenta una altrettanto pressante richiesta di concretezza.

Alla perenne carenza di lavoro, di infrastrutture (materiali e immateriali), di investimenti, di servizi, in questi anni si sono aggiunte almeno due ulteriori piaghe che hanno contribuito a rendere più povere le nostre terre. Mi riferisco alla denatalità ed alla fuga dei nostri giovani, spesso laureati.

Il primo fenomeno, quello della denatalità, che un tempo non attanagliava il Sud, oggi è invece, paradossalmente, un fattore che ci accomuna al Nord. La problematica dell’emigrazione interna (e per alcuni aspetti anche verso l’estero), invece, sta comportando, come è facile intuire, un impoverimento che non è solo demografico (sul punto è interessante leggere l’accurato lavoro svolto da Concettina Licchetta in questo numero), ma anche intellettuale e produttivo. Ci stiamo privando di una fascia d’età che è la classe dirigente di domani e dopodomani, che rappresenta il motore intellettuale, economico e produttivo del futuro prossimo, con ogni conseguenza in termini di abbassamento del reddito medio individuale, di mancato salto di qualità rispetto ad un mondo che corre e di disequilibrio tra popolazione lavorativamente attiva (che si riduce) e pensionati (che aumentano). Tutti fenomeni che sono in attesa di essere finalmente aggrediti frontalmente ed avviati a soluzione.

Ciò che lascia perplessi rispetto al rumore di fondo, proveniente da una certa parte (in verità minoritaria, come dimostrano le agenzie demoscopiche), è la richiesta di immediatezza rispetto ad un lassismo che ha caratterizzato proprio gli autori di tali appunti. In altri termini, mi domando come si possa chiedere, ad ogni piè sospinto, ad un Governo in carica da appena un anno, la soluzione di tutti i mali del Meridione (e, perché no, magari del mondo), che hanno origini profonde e manchevolezze diffuse nel tempo.

Con altrettanta chiarezza, e magari un pizzico di spregiudicatezza, dico, però, che quel consenso che ha determinato la nascita del Governo Meloni e che continua a gonfiare le vele della sua navigazione, necessita di risposte, magari anche su problematiche che ci portiamo appresso dall’Unità d’Italia in poi.

È possibile: perché è un impegno che Giorgia Meloni ha sempre dichiarato; perché i tempi non consentono altre dilazioni; perché oggi la sensibilità verso il nostro territorio è di gran lunga maggiore rispetto a ieri; sì, grazie ad una classe dirigente proveniente dalla nostra terra che è all’altezza dei difficili compiti che l’attendono: Fitto e Mantovano per citarne solo due.

In questo contesto i fondi del PNRR sono un imprescindibile viatico per intraprendere il cammino descritto. Raffaele Fitto conosce benissimo le necessità territoriali e gli interventi che il PNRR può sviluppare, con buona pace di chi pensava che ottenere lo sblocco delle rate da parte dell’Unione Europea sarebbe stata un’impresa impossibile.

Mi permetto solo di suggerire, scendendo un po’ più nel particolare, che proprio il Salento attende da sempre un’adeguata infrastrutturazione, con ogni positivo riflesso che ciò comporta in chiave lavorativa, di mobilità, di sicurezza e di fruizione turistica. Si badi bene, non intendo riferirmi alla sola viabilità – indubbiamente prioritaria – ma anche alla rete dei porti (Leuca, Otranto, Gallipoli, solo per dare qualche indicazione), ed al trasporto aereo, con la chimera dello scalo di Galatina da affiancare a Brindisi.

Tutto ciò lo chiediamo con la consapevolezza di non invocare favori, ma rivendicare diritti.

A pensarci bene, la vita offre inaspettati riscatti. Per anni abbiamo chiesto agli altri di intervenire, oggi noi stessi siamo padroni del nostro destino. A volte il destino ci fa brutti scherzi, questa volta invece è uno scherzo positivo, gravido di opportunità e speranza. Chi l’avrebbe mai detto. Ora al lavoro.

Biagio Ciardo

È STATA UNA BELLA STAGIONE?

Gennaio 21st, 2024 by La Voce

È curioso come nel periodo estivo, si assista ad una frenetica diffusione di dati sull’andamento della stagione turistica in corso, mentre a consuntivo è sempre difficoltoso reperire un quadro esauriente. Senza una solida base statistica, l’analisi diventa molto difficoltosa e certamente non può essere esaustiva, pertanto facciamo solo alcune riflessioni e alcune considerazioni generali sul fenomeno turistico nella microarea del Sud Salento. L’offerta turistica continua ad avanzare, con una crescita in termini quantitativi e soprattutto qualitativi. Lo si può facilmente verificare dalle inserzioni sui vari portali dove l’offerta è sempre più variegata e spesso più ricca di servizi, idonea ad accogliere una clientela più esigente. Proliferano ad esempio le ville con piscina, con servizi esclusivi, resi alla portata della maggioranza dei turisti. In poche parole, il settore turistico sta maturando, sta facendo tesoro dell’esperienza accumulata in questi anni e sta cercando una propria identità, rivolgendosi ad una clientela sempre più esclusiva.

Tutto ciò è confermato dalla diffusa pratica estiva dello sport del tiro al bersaglio, dove il bersaglio è spesso il rincaro dei prezzi nel Salento, che diventa notizia da copertina. Questo è un indice del fatto che la proposta turistica del Salento comincia ad essere ingombrante per le località di villeggiatura di regioni più note per la loro vocazione turistica. Ora, l’elemento che più mi preme sottolineare è quanta ricchezza il turismo può portare al territorio e quanto sia veramente un comparto trainante, capace di generare posti di lavoro e di diventare una valida alternativa rispetto ai settori primari. Su questo punto, esprimo una certa preoccupazione per la sempre più ingombrante presenza dei giganti del settore che la fanno da padroni, dettando regole spesso penalizzanti per i proprietari. Mi riferisco alla necessità di promuovere gli immobili per le locazioni turistiche sui portali internazionali come Booking, Airbnb… ma anche i portali nazionali specializzati che, improvvisamente hanno registrato un’impennata delle tariffe degli abbonamenti o delle percentuali richieste per i loro servizi. Questi players stabiliscono regole certamente utili a definire uno standard qualitativo delle strutture pubblicizzate, ma chiedono anche commissioni di intermediazione che corrodono in maniera robusta i risultati per i proprietari. L’alta marginalità apparente del settore, dunque, si comprime a causa dei costi di promozione di queste società e per una normativa fiscale sempre più stringente, mirata a far emergere le storiche sacche di evasione. Tornando all’analisi dell’ultima stagione, le varie fonti non esprimono una visione univoca. In alcuni casi viene confermato il calo (generalmente tra il 15 e il 20%), già abbondantemente sbandierato a stagione in corso. In altri casi si parla di una sostanziale tenuta, con una crescita delle presenze straniere che compensa il calo delle presenze di turisti nazionali. Altre statistiche evidenziano una crescita, ma valutano il fenomeno su base regionale.

Il Basso Salento, contando su pochi centri turistici e di piccole dimensioni, incide in maniera poco significativa sulle statistiche. Un dato che appare evidente per le nostre marine è che la stagione si è leggermente allungata. Questa lieve destagionalizzazione è dovuta al fatto che, soprattutto a Corsano e dintorni, non abbiamo spiagge sabbiose (meta preferita dalle famiglie con bambini) quindi, le strutture dei nostri paesi sono attraenti soprattutto per gli stranieri che amano il paesaggio, la quiete e la riservatezza delle contrade rurali. Gli stranieri, infatti, solitamente in età più matura e non condizionati dal calendario scolastico, continuano a frequentare le nostre zone perché ne apprezzano il clima anche ad ottobre inoltrato. L’analisi dei numeri in maniera assoluta non ha un gran valore se non si ha un riferimento, un termine di paragone, ma soprattutto un obiettivo. È importante poter valutare il trend, al netto delle alterazioni della fase pandemica che hanno certamente favorito il Salento, perché solo sui risultati di una tendenza poliennale si può costruire un settore trainante. In sintesi, le locazioni turistiche dell’estate 2023 hanno registrato un aumento delle presenze di turisti più abbienti con un contemporaneo calo delle locazioni di fascia più bassa. Dal punto di vista della ristorazione, i dati sono sempre in qualche modo salvati dalle buone performance del mese di agosto, ma complessivamente i fatturati hanno subito una contrazione di quasi un quarto dei volumi della precedente. Anche i gestori di società di noleggio di imbarcazioni ed escursioni nautiche riferiscono di un calo nelle loro attività.  Questo elemento ci porta alla logica conclusione, che la maggior parte dei turisti di fascia media, spende meno e cerca di fare economie. Alcuni grossisti di generi alimentari e di prodotti per l’igiene e per la casa, confermano un calo delle vendite nel periodo estivo di circa il 20% rispetto all’anno precedente. Le attività di servizi, le rivendite di materiale elettronico situate in zone turistiche, sono concordi che il flusso e il fatturato dell’ultima estate è stato in calo di una percentuale tra il 10 e il 20 rispetto all’estate 2022. Questo fa pensare che una famiglia di turisti medi destina buona parte del budget alla scelta della location che deve fare da sfondo “instagrammabile” per le vacanze, ma poi magari risparmia sui consumi giornalieri, portandosi anche la pasta e la carta igienica da casa. Per concludere, i dati in leggero calo rispetto all’estate precedente non devono spaventare, perché serve un assestamento post Covid. È importante, però, che il settore strategico del turismo sia in evoluzione e i prossimi anni saranno fondamentali per capire se il cammino intrapreso va nella giusta direzione, i numeri attuali non sono ancora sufficienti a considerarlo un fattore decisivo per l’economia del territorio.

Gianfranco Chiarello

DENATALITÀ: DAL VILLAGGIO GLOBALE AL “VILLAGGIO LOCALE”

Gennaio 19th, 2024 by La Voce

“Facciamo un figlio?” Oggi la risposta è sempre più spesso “no”. Oppure “forse”. O “non adesso”.
Siamo passati dal baby-boom degli anni Sessanta al no-baby dell’era moderna.

Tra il 1968 e il 1974 il tasso di fecondità nel nostro Paese era di 2,49 bambini per coppia, ora è all’1,2, i livelli peggiori d’Europa. Secondo stime Ocse, pubblicate prima della pandemia, l’Italia è tra i Paesi sviluppati che più rischiano di trovarsi a metà secolo con un rapporto 1 a 1 tra lavoratori e pensionati. L’indice di mortalità è rimasto costante ed è tornata la necessità (a volte anche la voglia) di andare altrove a cercare un futuro ed un presente migliori, soprattutto dal punto di vista occupazionale.

Dal rapporto giovani 2020 dell’Istituto Toniolo, si evince che, in Italia, tra le donne di età 30-34 anni, il 20% non vuole figli e un 30% non esclude la possibilità di averli ma pensa che si sentirebbe realizzata anche senza. Sta di fatto che dal 2008 al 2018 le nascite si sono ridotte del 23% su scala nazionale.

La verità è che siamo la nazione con la fecondità più bassa d’Europa e un numero di donne in età riproduttiva sempre minore. Abbiamo le più alte percentuali di giovani che non lavorano e non studiano e i più bassi tassi di occupazione delle donne con figli. Troppi giovani non hanno un reddito sufficiente e stabile per costruire una famiglia. Così vanno altrove… e chi resta posticipa l’età di arrivo del primo figlio (questo ritardo si traduce in una fertilità più bassa). Se poi ci si trova in difficoltà a combinare vita famiglia e lavoro, difficilmente si pianificheranno altre nascite.

Solo l’aggiunta dei figli di migranti ha ridotto la perdita della popolazione, sebbene il fenomeno della denatalità abbia raggiunto anche le donne straniere, che rispetto agli anni passati fanno meno figli.

Questo il quadro sconfortante di un’Italia sempre meno giovane!

Ma se l’Italia se la passa male, anche in rapporto al resto dell’Europa, il Salento e la nostra stessa Corsano non se la passano meglio! Se l’Italia piange, il Salento non ride…

Il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione non sono solo visibili empiricamente, ma sono anche documentati. I dati relativi al 2022 attestano che il Salento si pone al terzo posto in Puglia per decremento di nascite. I paesi salentini si spopolano, tante abitazioni restano vuote, alcune addirittura in stato di palese abbandono.

La scuola è tra le prime agenzie che ha risentito e risente del fenomeno, visto che è la prima istituzione a fare i conti col calo delle nascite, calo che in questi ultimi anni si ravvisa anche nelle Università.

Posso testimoniare in prima persona sullo spopolamento della scuola, dato il mio decennale lavoro all’interno della stessa. Ricordo che negli anni 80/90 le classi erano quattro per anno di nascita degli alunni, poi sono diventate tre, fino ad attestarsi alle attuali due per anno di leva.

La curva demografica sta calando da alcuni decenni, ma dal 2000 pare abbia assunto una tendenza irreversibile verso il basso anche nel nostro paese.

La mia ricerca presso l’ufficio dell’Anagrafe (gentilmente supportata dal personale, che sentitamente ringrazio per la disponibilità) ha dato i seguenti esiti, riassunti come media matematica per decennio al fine di non tediare i lettori:

  • Dal 1980 al 1989 media di nascite per anno: 61,4;
  • Dal 1990 al 1999 medi di nascite per anno: 61,6;
  • Dal 2000 al 2009 media di nascite per anno: 48;
  • Dal 2010 al 2019 media di nascite per anno: 43.

Dal 2020 la tendenza registra addirittura una media di 40 nascite per anno.

L’istogramma dimostra la tendenza al ribasso in modo più chiaro ed immediato.

Non staremo qui ad indagare le cause della decrescita corsanese, anche perché sono le stesse, sia economiche che antropologiche, descritte per il panorama nazionale.

Piuttosto, forse è il caso di riflettere sulle soluzioni possibili affinché il trend, se non può essere invertito, possa quanto meno restare stabile.

La sfida demografica è una delle priorità dell’agenda dell’Unione europea, insieme alla questione climatica e alla transizione digitale. 

Le soluzioni individuate a livello europeo riguardano il sostegno al reddito delle famiglie, le detrazioni fiscali per i figli a carico, l’incremento degli asili nido e il congedo parentale a carico delle istituzioni. Non ultima anche una politica di sana e autentica integrazione di risorse straniere.

Anche l’aumento del telelavoro potrebbe, a mio parere, essere un fattore positivo per le aree più periferiche (e sarebbe anche il caso nostro): permettendo alle giovani figure professioniste di rimanere nei luoghi di origine e contribuire in tal modo alla riduzione dello spopolamento.

Tuttavia io non sono un’esperta di demografia né di economia, non mi compete suggerire soluzioni. Mi sono limitata ad analizzare il fenomeno del cosiddetto “inverno demografico”. Del resto prendere consapevolezza di un problema e analizzarlo, penso sia già un primo passo.

Per il resto lascio agli esperti il compito di trovare, quanto prima, le soluzioni adeguate…e chissà che non riescano a farlo proprio quei giovani che sono già andati via (o meditano di farlo) in cerca di migliori opportunità.

Concettina Licchetta

Grazie a chi ci ha sostenuto e ha dato forza alla Voce!

Gennaio 12th, 2024 by La Voce

Lo scatto di Antonio De Masi vince il concorso “La tua foto in prima pagina”

Gennaio 6th, 2024 by La Voce

 

Lo scatto di Antonio De Masi, vincitore del concorso “La tua foto in prima pagina”, si aggiudica la prima pagina dell’ultimo numero del periodico “La Voce di Corsano” fresco di stampa.

La foto immortala il suggestivo scorcio corsanese di Vico Piave (nei pressi di Piazza Santa Teresa) allestito con piante e fiori lo scorso mese di maggio in occasione della manifestazione “Corsano in fiore”.

Complimenti ad Antonio per averci fatto scoprire questo meraviglioso e inesplorato angolo della nostra Corsano.

Dal 1° Gennaio 2024 è in distribuzione il nuovo numero del giornale

Dicembre 31st, 2023 by La Voce

Una copia del giornale potrà essere ritirata presso la TABACCHERIA SAN BIAGIO sita in Corsano alla Via della Libertà n.24

𝐋𝐀 𝐓𝐔𝐀 𝐅𝐎𝐓𝐎 𝐈𝐍 𝐏𝐑𝐈𝐌𝐀 𝐏𝐀𝐆𝐈𝐍𝐀!

Novembre 3rd, 2023 by La Voce

Per il terzo anno consecutivo, sul nuovo numero del giornale ci sarà in prima pagina una foto scattata dai nostri lettori.

📬Inviaci una foto inedita di scorci, paesaggi o monumenti di #Corsano

e la Redazione sceglierà quella da pubblicare.
La partecipazione è aperta a tutti, senza distinzione fra dilettanti e professionisti.

📌Ricorda:

▶️invio foto entro il 10 dicembre 2023 a info@lavocedicorsano.it

▶️ orientamento foto: orizzontale

▶️ la partecipazione al concorso è gratuita e implica automaticamente l’autorizzazione alla riproduzione della fotografia e al trattamento e all’utilizzazione dei dati personali.

On-line l’ultimo numero de LA VOCE DI CORSANO

Febbraio 1st, 2023 by La Voce

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La Voce di Corsano - Dicembre 2022